sabato 17 marzo 2007

RUA JOÃO DE BARROS 279, PALMEIRAS 1, BEIRA

Al cancello di questo indirizzo, dall'alba al tramonto, bussano instancabili numerose persone ripetendo “com licença”, finchè qualcuno non esce per ascoltare la storia che han da raccontare.
Quel qualcuno sono le Suore Orsoline che da 10 anni vivono nella comunità fondata in uno dei paesi tra i primi dieci più poveri al mondo.
Oltre che insegnare all'università di medicina ed economia, esse sono impegnate nella catechesi con i giovani e nel sostegno delle famiglie più disagiate dei bairros circostanti, attraverso adozioni italiane e vari progetti che vi descriverò.
A tenere viva l'allegria due formidabili tuttofare, il guarda Chico col figlio Castigo.
Mentre fuori dal cancello, la signora che vende i dolcetti, il pino pendente e il ragazzo dei gelati che suona il campanello del suo carretto.

giovedì 1 marzo 2007

BEIRA: VODACOM TUDOBOM!

Beira è la capitale della provincia di Sofala, una delle 11 in cui il Mozambico è suddiviso. Secondo una stima del 2008 la popolazione è di 439.264 abitanti, di cui il 30% sieropositivo.
Mentre ne percorrevo le vie mi chiedevo come deve apparire la seconda città del Mozambico nella fantasia di chi non l'ha mai vissuta.
Domanda accentuata dal fatto che, dopo averla comunque attraversata o abitata, ognuno ne riporta una diversa descrizione, prodotta dalla propria percezione.
L'impatto con quel che resta del Grande Hotel era sempre spettrale, icona incontrastata della convivenza tra forze antagoniste.


Nel passarci a fianco all'imbrunire, quando le prime lattine di petrolio individuano alcune delle migliaia di persone che la storia narra ci abitino, mi interrogavo sulle condizioni a cui l'essere umano accetta di adattarsi.
Esattamente di fronte il sole si immerge nell'orizzonte dell'oceano indiano, e la spiaggia tramanda l'essenza della lixeira (immondezzaio) in cui è trasformata.


Case in vecchio stile coloniale portoghese, decorate da archi e colonne, si alternano ai vicoli fangosi e labirintici dei bairros, i sobborghi costituenti la cosiddetta “feccia del Mozambico”, che, seppure all'alba di una lenta rinascita, reca con sé un quasi inspiegabile ma percettibile fascino.